lunedì 4 agosto 2014

UNA CAGNA SCHIFOSA E LUSSURIOSA



‘Sei una cagna. Un essere lussurioso e oggi farai godere con la tua depravata lussuria chi io deciderò’



Nuda e legata. Mi ha bendata . Non so dove mi trovo anche se capisco di trovarmi in un luogo all’aperto. Tremo, ho freddo. Sono dolorante dopo il trattamento ricevuto precedentemente. I piedi mi fanno male. Le braccia sono legate dietro alla schiena.
Uno scocchio di dita. E’ il Suo ordine. So cosa devo fare e mi metto in ginocchio.

‘Brava, cagna.’ Mi dà una spinta con il piede. Cado. ‘Ora rotola’.

Obbedisco. Sento un odore forte. Urina ed escrementi. Mi ha portata in un porcile.


‘Fai schifo, ora sei proprio una scrofa completa. Possiamo iniziare.’

Mi prende per i capelli e mi trascina. ‘ Sai quello che devi fare.’
Cerco la patta dei Suoi pantaloni. La trovo. Con i denti gli tiro giù la cerniera. E’ faticoso. Mi sento umiliata, trattata da oggetto. Il mio ollezzo è insopportabile. E’ il mio destino. Usata, abusata, trattata peggio di un animale.



‘Forza, dacci dentro.’ E tira fuori il Suo membro. Inizio a leccarlo. C’è la già duro. Un’asta turgida, vogliosa che sa domarmi. ‘Apri la bocca’. Un fiotto caldo mi innonda. ‘Bevi, cagna fino all’ultima goccia e poi pulisci il tuo Padrone’
Lo prendo in bocca e inizio a lavorargli la cappella. La bacio, la idolatro, la vezzeggio. Con la lingua lo stimolo. Lo prendo di più. E’ grosso, quasi non riesco a prenderlo tutto.
‘Apri quella schifosa fogna’ Mi prende per i capelli e inizia a muoversi dentro.
‘Ferma ho detto. Voglio usare la tua bocca come se fosse la tua inutile figa. La voglio sfondare. Infilartelo fino in gola. Soffocarti. Vedere le tue lacrime.’

Non mi risparmia. Aumenta la velocità. Me lo infila sempre più in fondo. Annaspo, non respiro. Vengo presa dai conati di vomito. Non mangio dalla sera precedente ma vomito l’inverosimile. Le lacrime scendono dai miei occhi coperti dalla benda. Viene in me, calda, sbrodolante, vischiosa.
Non mi dà respiro. Mi sbatte a novanta e mi incula.

‘Sei bella lubrificata, troia. ‘ E’ senza pietà. Spinge, perfora, mi leva ogni forza. Dura poco e mi viene dentro. Crollo al suolo.
‘Una splendida vacca da monta. Sporca, puzzolente, lordosa. Non è finita qua.’
Mi mette un collare di cuoio, puzzolente anche quello. Lo stringe e lo blocca con una catena.
‘Ora ti lascio qua, da sola. Mettiti a quattro zampe, culo all’aria, gambe larghe. Non ti muovere perché io osservo. Fra poco arriverà qualcuno. Voglio che tu lo serva egregiamente. Lo sai che pagherai pegno”.
E se ne va.
Copyright Lara Bianchi






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